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Channel: Il Blog di Reti
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Onda anomala in Parlamento

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Continua tra turbolenze e stabilizzazioni l’onda regolatoria avviata dal Governo tecnico. La coda lunga dei regolamenti attuativi, col Governo di unità nazionale, rischia di diventare infinita. Ad ogni calcolo dell’ “arretrato” in termini di atti di implementazione dei decreti trasformati in leggi, la curva si impenna. Più decreti, più leggi, più inserimenti di provvedimenti impropri, più spese e meno coperture certe.  Giorno dopo giorno diventa più difficile calcolare le sovrapposizioni” tra normative e competenze che rischiano di avvolgerci in una ragnatela immobilizzante. Altro che analisi di impatto regolatorio! Soprattutto nell’ambito della finanza pubblica quelli che si annunciano come tagli sono spesso spostamenti sia dal lato delle spese (niente tagli alla spesa sanitaria… ma con quali miglioramenti?) che dal lato delle entrate (IMU e suoi derivati). Il sistema pubblico ha degli  “stranded cost”, cioè costi non visibili che nessun esperto di economia, pubblica o privata, conosce o percepisce. Quattro o cinque versioni della legge di stabilità sono un segnale chiarissimo. S’accavallano piani di intervento pubblico spacciati per politiche industriali rinfocolando la legenda che lo Stato sia il re mida delle politiche industriali.  E’ su tutto questo che i solerti ideatori/generatori di spesa pubblica che hanno egemonizzato uffici legislativi e posizioni dirigenziali da 30 anni non temono nessun Mr spending review, perché se lo bevono in un sorso. Senza una “review” seria delle funzioni del pubblico non si va da nessuna parte. Non si sfugge alla sindrome da copertura se non con parole d’ordine avventuristiche.  Tra i dirigenti pubblici delle ultime generazioni si comincia a percepire che, a loro, spetterà la  rogna di tirare fuori la polvere da sotto il tappeto, mentre gli altri saranno al riparo delle loro pensioni d’oro (quelle vere) garantite dalla Costituzione più bella del mondo. I lobbisti anonimi ballano, quelli che vorrebbero far valere le proprie ragioni in una discussione aperta col sistema vengono ignorati o hanno la vita difficile. Eppure da una sano confronto con gli interessi, che l’esecutivo sembrava richiedere, verrebbero: idee, semplificazioni  e, spesso, verrebbero evitati errori clamorosi. Invece sindacati e Confindustria, lobbies potenti ma poco lungimiranti, hanno siglato un accordo in


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