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Contro(la)natura. Perché la natura non è buona, né giusta né bella

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chiccotestaMercoledì  10 Dicembre si è tenuto, presso la società QuickTopReti,  l’incontro di presentazione del libro “Contro(la)natura. Perché la natura non è buona, né giusta né bella”, scritto da Chicco Testa con Patrizia Feletig per Marsilio.

Al dibattito, moderato da Claudio Velardi (ilrottamatore.it), hanno partecipato l’autore ed Erasmo D’Angelis (Coordinatore responsabile della struttura di missione Italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche).

Il dibattito

La discussione, partendo da una riflessione filosofica sulla natura, ha affrontato tutte le tematiche ambientali presenti nel libro: la medicina, la produzione alimentare, l’energia, l’inquinamento, il dissesto idrogeologico, la sindrome NIMBY. Come sostenuto da D’Angelis, il testo è “divertente, colto e documentato”; infatti, citando dati empirici e studi scientifici, falsifica gran parte delle più diffuse credenze ambientaliste.

D’Angelis e Testa non concordano sulla visione di fondo della natura: per il primo un ecosistema che l’uomo può potenzialmente distruggere e quindi da preservare, per il secondo una struttura dotata di sistemi autonomi di riequilibrio. Secondo Testa quindi, l’uomo ha quindi un impatto limitato sulla natura, soprattutto se si assume un orizzonte di valutazione di lungo periodo. L’autore propone una concezione “neutrale” della natura, indifferente nei confronti dell’uomo e del suo agire; è la presenza della tecnologia che ci permette di apprezzare le bellezze della natura: senza la tecnica essa tornerebbe presto ad essere considerata inospitale e addirittura pericolosa.

A partire da questa visione, il concetto fondamentale espresso dall’autore durante il dibattito è quello di “ambientalista riformista”, in opposizione al concetto di “ambientalista collettivo”.

L’ambientalismo collettivo si fonda su una concezione fideistica della natura a cui viene attribuita una funzione salvifica: ciò che è naturale è sempre e comunque migliore e più salutare di ciò che è artificiale. Questo approccio è costantemente alimentato da quello che Testa chiama “giornalismo collettivo”, una modalità di selezione dei contenuti mediatici che preferisce rafforzare credenze già presenti fra i lettori piuttosto che presentare dati empirici ed analisi scientifiche che smentiscano le suddette credenze.

L’ambientalismo riformista presenta invece una visione neutra, razionale e documentata della natura, a partire dalla quale elabora le politiche ambientali sulla base di un’attenta analisi dei costi e dei benefici presenti e futuri.

A tutti gli effetti il breve scritto di Chicco Testa (poco più di 100 pagine) si presenta come una guida rapida dell’ambientalista riformista che, come si augura l’autore alla fine del dibattito, possa abbattere i luoghi comuni e contribuire a migliori politiche ambientali per il paese.

Stefano Ventura 


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